Pubblicità ingannevole: meno censure ma più bugie nel 2013

Il bilancio annuale delle pubblicità di prodotti alimentari scorrette e ingannevoli è decisamente negativo e non ci sono segnali che lasciano intravedere inversioni di rotta. L’ultima censura riguarda Kilokal Armonia, il nuovissimo integratore dalle proprietà dimagranti e miracolose  proposto dalla società PoolPharma, che in passato ha collezionato almeno quattro censure per messaggi simili a quella attuale. La buona notizia arriva poco prima di Natale  quando l’Istituto di autodisciplina pubblicitaria  censura la pubblicità dell’integratore apparsa su decine di giornali e quotidiani. Si tratta della quinta censura per lo stesso prodotto!

Purtroppo le previsioni non sono rosee e anche nel 2013 decine di aziende presenteranno spot e messaggi per raccontare storie inverosimili, sicure di concludere tranquillamente l’intera campagna senza incontrare ostacoli.

Cominciamo la rassegna dell’anno con il gruppetto dei “pentiti eccellenti”, composto da aziende come Ferrero, Barilla e Coca Cola che, dopo essere state oggetto di lettere e censure da parte dei vari organi di controllo, hanno promesso di non raccontare più storie ambigue e ingannevoli.

Ferrero è stata oggetto di attenzione dell’Istituto di autodisciplina pubblicitaria per lo spot di Tata Lucia. All’istituto sono giunte due segnalazioni da parte di Altroconsumo e Il fatto alimentare che ne chiedevano la censura. Ferrero, dopo le contestazioni ha modificato lo spot, per evitare eventuali provvedimenti ufficiali più imbarazzanti che avrebbero portato presumibilmente ad una censura.  D’ora in poi Tata Lucia non sarà più presentata come un’esperta di educazione familiare e, alla luce del nuovo ruolo,  non consiglia più di fare colazione con Nutella tutti i giorni, ma solo saltuariamente.
Simili incidenti sono abbastanza frequenti per Ferrero che un anno fa, sempre su nostra segnalazione, ha tolto dalla pubblicità di Gran Soleil una frase imbarazzante che attribuiva al
prodotto capacità digestive. Secondo l’azienda queste autocensure sono “scelte autonome”, in realtà sono solo un modo per correre ai ripari per evitare eventuali provvedimenti ufficiali che darebbero maggiore visibilità ai grossolani errori di un ufficio marketing un po’ troppo distratto.

Barilla non potrà più mandare in onda lo spot dei Flauti dove la bambina dice al suo amichetto che preferisce questa merendina “perché è sana”.

Coca Cola è stata colta in fallo perché in uno spot dove recita il cuoco Simone Rugiati, invita a la famiglia riunita a tavola a pasteggiare bevendo la famosa bibita zuccherata. La multinazionale delle bollicine ha promesso che non lo farà più, ma in realtà lo spot tv viene proposto regolarmente sul sito web.

Altre censure eccellenti riguardano la pubblicità dell’acqua minerale Sant’Anna Fonti di Vinadio che, secondo la pubblicità, utilizzerebbe bottiglie di plastica ecologica in grado di risparmiare petrolio e di ridurre le emissioni di anidride carbonica. In realtà, secondo l’Antitrust, su 600 milioni di bottiglie vendute nel 2010 solo lo 0,2% è stato imbottigliato con il nuovo materiale.

Questi casi rappresentano solo la punta dell’iceberg. Ci sono messaggi pubblicati sui siti internet o a tutta pagina sui quotidiani non sfiorati dai provvedimenti, come quello in cui Gianluca Mech dove propone la sua Dieta Tisanoreica, lasciando intendere che i prodotti con questo marchio siano adatti a tutta la famiglia, compresi i bambini. C’è un integratore a base di resveratrolo che continua a farsi pubblicità sui giornali, nonostante il mondo scientifico abbia dimostrato l’inefficacia del principio attivo.

Purtroppo la presunzione dei pubblicitari non conosce limiti e i messaggi indecenti e ingannevoli, frutto di attente strategie di marketing, sono all’ordine del giorno e continueranno, a dispetto delle norme europee e italiane. Perché stupirsi? Sono davvero poche le possibilità di essere intercettati e diventare oggetto di  provvedimenti e sanzioni, peraltro irrisorie.

In Inghilterra l’Asa (Advertising Standards Authority) pubblica ogni settimana 30-40 sentenze e pareri su messaggi pubblicitari ritenuti ingannevoli o scorretti. In Italia ci vogliono sei mesi per raggiungere un numero equivalente di sentenze e di pareri. Per il settore alimentare la situazione è ancora più critica perché le sentenze e le decisioni sono una decina l’anno.

Fonte: Il Fatto Alimentare
Foto: scienza.panorama.it

L’immagine di copertina è tratta dal film “Pinocchio”, con Roberto Benigni. Ho deciso di mettere questa immagine proprio per far ricordare a tutti che anche il piccolo ed ingenuo Pinocchio ha capito che le bugie fanno male alla salute (fisica e mentale).

Multati gli ingannevoli spot Danaos

Il 26 novembre 2012, l’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha reso pubbliche le proprie decisioni in merito agli spot e al sito di Danaos, lo yogurt commercializzato dalla Danone e segnalato all’Antiturst dall’Unione Nazionale Consumatori.
Il gruppo agroalimentare francese, un colosso del settore presente in 120 paesi, è stato condannato a pagare una multa di 180mila euro per “pratiche commerciali scorrette”, in particolare per “la comunicazione strutturata in modo estremamente scorretto”.

È dal 2010 che gli spot Danaos, girati con una testimonial di notevole visibilità, l’attrice Stefania Sandrelli, bombardano i consumatori e soprattutto le mature consumatrici cui sono specificatamente destinati.
“In Italia, due donne su tre non consumano abbastanza calcio”: così recita lo spot Danaos. Latte e formaggio? “A volte non basta… Da oggi c’è Danaos di Danone”. Un semplice yogurt? No, Danaos è “l’unico yogurt con il 50% del calcio quotidiano raccomandato e la vitamina D che ti aiutano a rinforzare le ossa”.
Nelle telepromozioni e nel sito di Danaos si ritrovano gli stessi claim, convalidati da una generica e non meglio specificata collaborazione con gli esperti del Policlinico Gemelli di Roma.

Ebbene, questi messaggi sono stati giudicati ingannevoli dall’Antitrust, sotto quattro diversi profili.

1. Il messaggio pubblicitario di Danaos che evidenzia l’insufficiente assunzione di calcio in gran parte della popolazione femminile italiana, si basa sui risultati di un unico studio, peraltro effettuato su campioni di persone con esigenze nutrizionali peculiari e non generalizzabili.
Per questo motivo, l’Antitrust ritiene che “l’estrema enfasi posta sulla carenza di calcio, anche in termini numerici (2 donne su 3)” sia “ingannevole” e tale da “indurre in errore il consumatore medio, portandolo a ritenere che vi sia una acclarata carenza di calcio su ampia parte della popolazione” quando, invece, non è vero.

2. Secondo la sentenza “l’affermazione assertiva sull’apporto del 50% del calcio rispetto alla RDA (Razione Giornaliera Raccomandata) consigliata nel contesto promozionale in esame appare idonea a indurre in errore i consumatori”.
In effetti, per le donne over 60 l’apporto di calcio raccomandato è di 1200-1500 mg al giorno, non 800 mg come dichiarato dal messaggio pubblicitario; ne segue che un vasetto di Danaos non è affatto in grado di coprire il 50% del fabbisogno quotidiano di calcio.

3. Il terzo motivo per cui la pubblicità Danaos risulta “fuorviante” si evidenzia nel tentativo manipolatorio di far credere che il consumo di latte e formaggio non sia sufficiente a garantire il normale fabbisogno di calcio. Scrive l’Antitrust: “Le comunicazioni suggeriscono l’inadeguatezza di alcuni specifici alimenti (latte e formaggio), l’assunzione dei quali è ritenuta anche in ambito scientifico la principale e necessaria azione per coprire il fabbisogno di calcio nell’organismo”.
Il consumo di Danaos, presentato come necessario per un corretto apporto di calcio, risulta del tutto inutile. Dagli studi scientifici emerge che la carenza di calcio è per alcune fasce di età solo di portata lieve o lievissima, e può essere tranquillamente colmata con una dieta varia ed equilibrata (“l’adeguata assunzione di calcio, come noto, può derivare da una pluralità di alimenti compresa la stessa acqua potabile”).

4. Il quarto motivo di scorrettezza riguarda la non precisata partnership con il Policlinico Gemelli. L’istruttoria svolta ha fatto emergere la sussistenza di un mero accordo commerciale.

In conclusione, dall’istruttoria dell’Antitrust emerge evidente la scorrettezza della pratica commerciale seguita da Danone per promuovere lo yogurt Danaos, “mediante l’utilizzo di indicazioni che inducono il consumatore in errore rispetto alla effettiva necessità di assumere il prodotto, sulle caratteristiche del prodotto stesso e sulla collaborazione promossa”.

L’istruttoria si chiude congiudizi finali duri e inequivocabili, resi ancora più netti dall’imposizione di una sanzione amministrativa. Speriamo che l’azienda proceda con celerità a eliminare spot e pagine pubblicitarie dai media, nel rispetto della sentenza dell’Antitrust e di tutti i consumatori.

Leggi anche:
Vitamina D: proprietà e alimenti che la contengono

Fonte: Il Fatto Alimentare
Immagini: fagola.it – ilventunesimosecolo.blogspot.com – lettera43.it – tuttasalute.net

Nutella a colazione (ogni tanto)

“Con le nocciole migliori, poi del buon latte e il nostro cacao. È così che nasce Nutella”. Sono queste le prime parole dello spot della più nota crema di nocciole.
Peccato, però, che nell’elencare gli ingredienti, si dimentichino di citare zucchero e olio vegetale.

Misuriamo lo zucchero e i grassi
Lo zucchero, in particolare, costituisce più della metà del vasetto, ben il 56%. Questo significa che 30 grammi di Nutella, porzione indicata sull’etichetta dei vasetti per la prima colazione, forniscono ben 17 grammi di zucchero, pari a circa 3 cucchiaini.
Quanto ai grassi, ce ne sono 9 grammi in 30 grammi di prodotto, di cui 3grammi sono grassi saturi.

Solo ogni tanto
Lo spot prosegue elencando gli altri ingredienti della colazione: una fetta di pane, latte e un frutto. Il risultato è una colazione ricca (390 calorie), da concedersi ogni tanto, ma non certo tutti i giorni. Il contributo in grassi saturi e soprattutto in zuccheri, infatti, è eccessivamente alto.

A differenza della famosa crema di nocciole, infatti, 15 grammi di miele o 20 grammi di marmellata, apportano 12 grammi di zucchero, ma nessun grasso.

Fonte: Altroconsumo

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Bellissimo spot con quattro orsi per dire che le bibite zuccherate non danno la felicità

Una famiglia di orsi polari – papà, mamma e due figli – golosi di bibite zuccherate sono i protagonisti di un filmato animato proposto dal Center for Science in the Public Interest americano nell’ambito di una campagna finalizzata ad evidenziare gli effetti negativi di un consumo eccessivo di queste bevande. Il video, che si avvale di una canzone originale (Sugar) scritta da Jason Mraz, musicista piuttosto noto negli Usa, è effettivamente d’impatto.

20121126-220356.jpgLa storia racconta di quattro orsi che, stimolati da martellanti pubblicità in cui le bibite sono associate al concetto di felicità, ne bevono in gran quantità. Presto però cominciano gli effetti collaterali come obesità e disturbi ai denti. Il destino peggiore è quello del papà, che sviluppa una grave forma di diabete che porterà all’impotenza e all’amputazione di una zampa. A questo punto babbo orso si rende conto che le bibite gassate non danno felicità, e convince la famiglia a liberarsi delle bottiglie in frigorifero.

Del resto è un dato di fatto: la maggior parte delle campagne pubblicitarie delle grandi aziende produttrici, puntano sul concetto di felicità, mostrando gruppi di ragazzi e ragazze impegnati nelle attività più divertenti.
Per il Center for Science in the Public Interest, è venuto il momento di spiegare chiaramente che benessere e allegria hanno poco a che fare con un consumo smodato di queste bevande. Da qui l’idea di un cartone animato, da diffondere anche attraverso i social network.
«Spero che questo film aiuti le persone a vedere certi messaggi di marketing in una luce più critica» ha dichiarato il direttore del centro Michael Jacobson.Per chi volesse saperne di più, però, oltre al video c’è anche un elenco di “verità” sugli effetti nocivi delle bibite gassate, con riferimenti agli articoli scientifici.

Ecco qualche esempio:

  • bere una o due bottiglie di “soda” al giorno aumenta del 25% il rischio di sviluppare diabete di tipo 2
  • nei bambini, ogni bibita zuccherata in più al giorno fa aumentare il rischio di obesità del 60%
  • negli Stati Uniti queste bevande forniscono in media il 7% di calorie della dieta
  • secondo la Federal Trade Commission, nel 2006 le grandi company delle bibite gassate hanno speso 474 milioni di dollari per campagne di marketing dirette agli adolescenti, più del doppio di quanto speso per qualunque altro prodotto commestibile
  • quando il Congresso degli Stati Uniti ha valutato la tassazione di queste bibite nell’ambito di una riforma sanitaria, Big Soda ha reagito aumentando del 3000% le spese per attività di lobbying.

Fonte: Il Fatto Alimentare
Video: youtube.com